SE SINNER FA RIMA CON WINNER
Una storica doppietta che legittima più che mai il 1° posto del ranking ATP, coronando un’annata magica senza precedenti nella storia del tennis azzurro, ormai decisamente proiettato in una inedita era dorata.
Jannik Sinner nel volgere di appena 9 mesi ha riscritto la storia al maschile del tennis italiano. A gennaio ha regalato alla nostra patria il primo Australian Open di sempre, quindi a distanza di pochi mesi è diventato il primo azzurro in assoluto ad occupare il numero 1 del ranking mondiale, e l’altra notte è riuscito a conquistare persino l’America, primo italiano a riuscirvi… 532 anni dopo l’impresa di Cristoforo Colombo. Una serie di prime volte – e ci siamo limitati a citare le più importanti – che permette all’Italia di generare una nuova insperata era, erigendo un’inedita epopea che ci consente finalmente di uscire da uno scomodo anonimato che per troppo tempo aveva confinato il nostro tennis nell’oblio più profondo.
40 ANNI NEL DESERTO
Tranne rare eccezioni (penso ad esempio a Nicola Pietrangeli, Adriano Panatta…) storicamente questo sport non era stato mai prodigo di soddisfazioni per i nostri colori. Tutt’altro. Negli ultimi 40 anni e più la racchetta nostrana aveva vagato nel deserto delle proprie aspirazioni, smarrendosi tra prestazioni indecenti ad iosa di giocatori mediocri e totalmente inadeguati, capaci soltanto di farci precipitare in una situazione oscura che nel tempo sarebbe diventata endemica, assumendo le sembianze di una nostra caratteristica imprescindibile. Il fallimento era diventato la prassi più scontata, una formalità abituale a cui era impossibile sottrarsi, mentre l’inettitudine assumeva il nostro controllo, indirizzandoci prepotentemente verso l’abisso più remoto. I tornei più rinomati erano diventati un tabù duro a morire, e ci toccava far festa persino per un misero superamento di 2° turno, per non parlare degli Slam, in cui si faticava non poco persino ad entrarvi. Di anno in anno, specie ad iniziare dal nuovo millennio, la parabola discendente del tennis azzurro era divenuta disperata, fedele rappresentazione del nulla amalgamato col niente, fotografia di un movimento sempre più alla deriva ed in procinto di essere avviluppato dai flutti tempestosi delle nostre miserie.
I PRIMI BAGLIORI DI UNA NUOVA ERA
Poi d’un tratto, quando ormai ci si stava rassegnando alla dipartita di qualsivoglia ambizione, con l’apatia della speranza che si apprestava a prendere il sopravvento, si sarebbe intravista una fioca luce di fiducia, destinata a condurci al di là dell’ordinaria modestia, ridando la vita al nostro tennis moribondo. Nel luglio del 2021 Matteo Berrettini arrivava a centrare una storica finale al Torneo di Wimbledon, sfiorando un’impresa epocale nella cattedrale della racchetta, arrendendosi soltanto al cospetto di un dio chiamato Novak Djokovic. Un 2° posto nel torneo più prestigioso al Mondo che permetteva al tennista romano di seminare buoni presagi per il prosieguo della sua carriera e nel contempo consentiva al nostro tennis di cominciare ad emergere dall’oblio atavico, emettendo i primi timidi vagiti di un nuovo evo destinato a tranciare i legami con l’avverso passato. Ma ben presto le illusioni sarebbero state riposte in un vagone sistemato su di un binario morto, a causa delle innumerevoli vicissitudini che da lì a poco avrebbero appiedato il tennista laziale. Ed il nostro tennis rischiava di ripiombare nel baratro.
SINNER, L’UOMO DELLA SVOLTA EPOCALE
Tuttavia a scongiurarne la discesa negli inferi ci avrebbe pensato un ragazzo di grandi speranze, un enfant prodige, una stella nascente che molti esperti del settore sin dalle categorie giovanili avevano additato come un predestinato. Sin da giovanissimo Jannik Sinner aveva mostrato le stimmate del campione con davanti a sé un futuro illustre. Col passare dei mesi la maturazione agonistica sarebbe proseguita, costante ed inesorabile, e un po’ tutti, specialmente dopo la sosta del Covid, non aspettavano altro che avvenisse la tanto attesa esplosione di quello che dai più veniva considerato un potenziale asso del tennis mondiale. Per un processo di crescita professionale che proprio nel 2021 (a soli 20 anni), com’era nelle previsioni, lo avrebbe issato fra i big della disciplina. Oggi, a distanza di tre anni possiamo dire che il campione altoatesino è riuscito a toccare l’apogeo della sua prodigiosa traiettoria, ed a 23 primavere può già vantare un palmares da veterano. Quello che si appresta lentamente a volgere al termine è stato un 2024 magistrale in cui ha impresso una svolta epocale alla sua carriera ed all’intero tennis tricolore. Prima è arrivato il grandioso successo agli Open d’Australia, per poi proseguire con altre vittorie di prestigio (pur districandosi tra piccole disavventure e vari imprevisti), quindi agli esordi dell’estate è giunta la vetta della classifica ATP. L’altra notte ecco il mega trionfo in terra americana, agli Us Open, al cospetto proprio di un americano (il n.12 Taylor Fritz, schiantato 6-3, 6-4, 7-5). Un torneo stradominato sin dal principio, emblematico di un’annata straordinaria in cui ha letteralmente domato la concorrenza, mostrando una superiorità debordante ed una continuità di rendimento senza eguali nel circuito mondiale. E grazie a lui, l’eroe che l’Italia attendeva dai tempi della Genesi, il tennis azzurro è concretamente rinato, entrando in una nuova enorme galassia, in cui è contemplata l’eccellenza in ogni declinazione.
Alberto Sigona