Calcio – Euro 2024. Bella , concreta e spavalda: la Spagna conquista con pieno merito il quarto Campionato Europeo della sua storia

PREVEDIBILE MA VERO

(Alberto Sigona) – Un trionfo sin troppo annunciato, a cui ha contribuito una nouvelle vague avente nei baby fenomeni Nico Williams e Lamine Yamal gli esponenti principali.Sin dal principio della massima rassegna continentale pareva la regina designata. Ed infatti un po’ tutti, principi e popolani, si prodigavano nel tributargli i meritati onori ed i dovuti ossequi, riconoscendole, in vista dell’imminente incoronazione, la sua elevata autorità ed il suo incomparabile fascino. E lei, dall’alto della sua magnificenza regale, se ne compiaceva con orgoglio e fierezza. E con la consapevolezza di chi sa di valere cotanta deferenza. Stiamo parlando ovviamente della Spagna.

UNA VITTORIA ANNUNCIATA

Quello del team iberico è stato il classico trionfo già scritto, la classica sentenza già emessa a cui mancava soltanto la ratifica ufficiale. A far salire la compagine delle “Furie Rosse” sulla sommità dei presagi giubilanti avevano contribuito numerosi fattori, al punto da renderla, fra le contendenti al trono, quella con le credenziali più autorevoli. Sebbene il team guidato da Luis De La Fuente non fosse composto da gente già affermata a livello internazionale (se si eccettua la presenza di Daniel Carvajal, fresco di 6^ Coppa dei Campioni, e pochi altri), contrariamente alle altre aspiranti, esso possedeva tutte le caratteristiche idonee al conseguimento del Titolo più ambito e prestigioso, ponendosi dinnanzi a squadre del calibro di Francia, Olanda, Germania ed Inghilterra (e Italia). Il gioco brillante e di alta qualità, la concretezza, l’intelligenza tattica, la sapiente aggregazione dei singoli, la freschezza atletica, il carattere, tutto ciò ha contribuito a forgiare un’armata inespugnabile in grado di resistere ad ogni attacco, surclassando chiunque (e le 7 vittorie su 7 partite lo stanno a testimoniare). Così gli iberici si sono spinti oltre l’ordinario. Così sono state stroncate di netto le aspirazioni altrui. Così i sogni sono diventati realtà. Così è arrivato con pieno merito e tra il plauso generale di tifosi ed esperti il quarto Titolo di Campione d’Europa (dopo quelli del 1964, 2008 e 2012). Così la Roja si è issata in vetta all’albo d’oro ed in cima alla storia. Ed il tutto nel segno della beata gioventù, con gente come il neo diciassettenne Lamine Yamal – che ha infranto ogni record di precocità – ed il poco più che ventenne Nico Williams (le classiche ali che ti fanno spiccare il volo) a pennellare la strada del Paradiso. Una Spagna che, proprio per via della giovane età di molto suoi elementi, sembra poter disporre delle carte idonee per inaugurare un nuovo ciclo dorato, magari rinverdendo i fasti d’antan, tornando ad essere non una potenza tra le tante ma la potenza per antonomasia del pianeta pallonaro (magari sulle orme del Real Madrid vincitutto).

INGHILTERRA ETERNA INCOMPIUTA

La grande delusa di questo Europeo è senz’altro l’Inghilterra. Partita con eccellenti ambizioni, la compagine di G. Southgate (dopo aver rischiato le penne con la modesta Slovacchia) si ritrova ancora una volta a raschiare il nulla (o quasi). Ad ogni modo si può consolare con una valida medaglia d’Argento (la seconda di seguito) – che in un Europeo varrà pur sempre qualcosa – e con l’essere tornata (finalmente) stabilmente a sgomitare tra le big dopo decenni a bivaccare nell’oscurità. E con gente come Bellingham, Foden e Saka è lecito attendersi, prima o poi, un nuovo apogeo, dopo quello, ormai impolverato, del remoto 1966, irripetibile anno di grazia in cui i 3 Leoni si fregiarono dell’unico Titolo presente sinora in bacheca, ovvero il Mondiale. Un palmares davvero scarno per una Nazione che pretende di aver inventato il calcio…

Tutto questo mentre l’Italia si lecca ancora le ferite della disfatta (lo scivolone con la Svizzera fa ancora male), capace soltanto di assistere impotente agli exploit altrui. Nell’attesa di tornare presto ai vertici di competenza, lasciando agli altri il posto scomodo di spettatrice. Perché se ti chiami Italia non puoi certo rimanere a guardare per troppo tempo. Quindi occorre tornare in fretta ai piani alti delle aspettative. Lo impone la tradizione. Lo pretende il blasone. Lo esige la storia.

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